La Marca Trevigiana conserva splendidi reperti dell’età romana e memorie di storia veneta.
Tracce dei primi insediamenti nel territorio della provincia trevigiana risalgono ai tempi della preistoria. L’area fu insediata dai Paleoveneti attorno al decimo secolo a.C.. I veneti antichi, nella futura Marca, fondarono Oderzo, Montebelluna, Asolo e Treviso. Sulle colline a nord, ad esempio presso Vittorio Veneto, si pensa invece all’insediamento di antiche civiltà celtiche.
Sorta in epoca pre-romana (resti dell'età del bronzo) come villaggio di Paleoveneti su tre alture poste nei pressi di un ansa del Sile, vicino alla confluenza con altri corsi d'acqua provenienti da nord, l'antica Tarvisium, la Treviso di oggi, divenne municipio romano all'indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani medesimi.
Lo stesso successe ad Oderzo, che divenne Opitergium e ad Asolo, Acelum in lingua latina.
Il passo successivo fu la diffusione del Cristianesimo, avvenuta nella Regio X Venetia et Histria grazie a Prosdocimo, greco di nazione, giunto prima a Roma, con l’apostolo Pietro di cui era discepolo, poi, consacrato vescovo, a Padova per predicarvi il Vangelo. I suoi miracoli, a Trevigi, convinsero l’intera popolazione a seguire la sua celeste dottrina. E così, nei secoli successivi, i tre municipi di Oderzo, Asolo e Treviso divennero sedi vescovili.
Con la caduta dell'Impero Romano, tutto il Veneto fu colpito dalle invasioni barbariche: i Goti, gli Eruli, e gli Unni di Attila, questi ultimi responsabili delle distruzioni nelle maggiori città. Più tardi, fu la volta dei Longobardi. Oderzo decadde, e il territorio subì un progressivo degrado a vantaggio dei centri del litorale. Boschi e paludi rovinarono i terreni bonificati e coltivati in epoca romana.
E così fu sino alla fine del millennio, quando le potenze imperiale ed ecclesiastica si interessarono al recupero della zona fondando numerosi monasteri.
I Longobardi ebbero la meglio in Veneto, sull’impero bizantino. Furono istituiti i ducati di Treviso e di Ceneda.
Fu tuttavia con la rinascita dell'Anno Mille che Treviso e i suoi dintorni conobbero un incredibile sviluppo, ampliandosi nelle dimensioni ed arricchendosi di case affrescate.
Il vivere trevigiano divenne sinonimo di vita gaudente e la città si animava di feste e celebrazioni, come quella del Castello d'Amore. La città crebbe ulteriormente in ricchezza e fasto per tutto il XII e XIII secolo dotandosi di una delle prime Università (1321) d'Europa e contendendo alle limitrofe Padova e Verona il ruolo di città principe di quella che, al tempo, veniva chiamata Marca Trivigiana, intendendo con l'espressione buona parte dell'attuale Veneto.
Con i feudi nacquero tante piccole autorità locali religiose (i vescovi di Ceneda e Treviso) e civili, con la comparsa sulla scena di famiglie latifondiste come i Caminesi, i Collalto, i Tempesta e i Camposampiero.
Nei centri maggiori si formarono governi di tipo comunale, i quali affiancarono o sostituirono le istituzioni nobiliari ed ecclesiastiche.
Le signorie si susseguono, fino alla guerra con la sempre più potente Repubblica di Venezia, che conquista la Marca sul finire del 1300. Furono secoli di pace e benessere, fino alla caduta della Repubblica e l’avvento di Napoleone. Nel 1797, il territorio trevigiano passò ai francesi, ricordati soprattutto per la chiusura di monasteri e altre opere pie e per aver depredato chiese e palazzi di preziosissime opere d'arte.
Dopo una serie di passaggi tra Austria e Francia, a cui conseguirono anche alcuni scontri bellici, Treviso passò definitivamente agli Austriaci nel 1815, diventando capoluogo di provincia del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1866 il Veneto entrò nel Regno d'Italia e nacque ufficialmente la provincia di Treviso.
Durante la "grande guerra" la provincia di Treviso fu zona di confine e teatro dell'ultima, decisiva battaglia, tenutasi lungo le rive del Piave. Dopo la rotta di Caporetto il fronte si era infatti spostato sul Piave, sul Montello, sul Grappa. L'armistizio fu firmato a Ceneda, il Piave divenne "fiume sacro alla Patria".
Ma la Marca non passò indenne neppure la Seconda Guerra Mondiale.
Treviso fu devastata da un terribile e inutile bombardamento nel ’44, violata dai rastrellamenti (nel Cansiglio) e da un campo di concentramento (a Monigo), onorata da partigiani che in ogni angolo della provincia diedero la vita per la Resistenza.